La simbologia nella musica fra note e testo.

Se ascoltiamo una delle tante Messe di Pierluigi da Palestrina, ci accorgeremo che ciò che in esse è simboleggiato è la stessa identica cosa che il testo racconta. Non vi è nella musica italiana, in particolare a partire dal XVI secolo, usanza nei compositori di pensare alla musica ancor prima del testo.

Se prendiamo ad esempio un brano di Palestrina, in questo caso Tu es Petrum, possiamo notare che la composizione segue un andamento ripetitivo in maniera ascendente verso la parola caelorum per poi ridiscendere sulla parola claves, creando così un discorso sonoro che ci porta fra terra e cielo esprimendo contemporaneamente il momento, indescrivibile a parole, della consegna a Pietro da parte di Cristo delle Chiavi del Paradiso.

Tra queste tre parole: Clavis, Regnum, Caelorum, la musica può essere eseguita - in questo caso cantata - togliendo le parole del testo esprimendo così lo stesso senso e simbolismo in esse raffigurato.
Nella storia della musica sacra troveremo sempre questo modo di comporre le figure e le immagini sacre.

Venendo a Bellinzani, egli adotta un sistema compositivo di grandissimo livello attraverso il quale si possono vedere le immagini simboliche del cristianesimo:

  • - nei Kyrie delle sue messe abbiamo il simbolo della croce, della corona di spine, della lancia, dei dadi, dei chiodi, delle tenaglie, della spugna, della mirra.
  • - Nei Gloria troveremo il triangolo, l'alfa, l'omega, l'oro, l'incenso e la mirra, il cero pasquale, il simbolo del cosmo, le tavole del decalogo.
  • - Nei Sanctus avremo i seguenti simboli:
    il pavone, il pellicano, la veste di Cristo, la luna, i 12 segni dello zodiaco, i 12 mesi dell'anno liturgico, il calice, le foglie di vigna.
  • - Negli Agnus Dei avremo l'agnello, il pane, le spighe, l'uva, il leone, il toro, l'aquila, l'angelo, il pastorale, il vin castro e il dolce giogo di Cristo.
Sono queste le composizioni sulle quali Bellinzani, utilizzando sempre lo stesso testo, gioca una partita compositiva con se stesso, sfidando tutte le regole del contrappunto per ottenere una musica capace di innalzare gli animi col testo o senza testo.

Tale teoria è provata dal fatto che a quei tempi in pochi avevano conoscenza del latino; spettava dunque al compositore creare suoni che suggerissero parole nella lingua parlata e conosciuta dai fedeli e ciò accade a chi anche oggi non conosce il latino.
Facciamo ora una breve grammatica fra suoni e parole.

  • - Gloria : le note hanno la tendenza a salire verso l'alto, ossia un cammino di una ricerca visiva dell'Eterno Padre.
  • - In excelsis : le note sono proiettate dal basso verso l'alto per simboleggiare unione tra terra e cielo.
  • - Et in terra : le note tendono a scendere nel basso, e a volte, in alcuni casi, a toccare la nota più grave dell'estensione del basso, rappresentando così il profondo dell'animo umano sempre alla ricerca della vera pace. Naturalmente è scontato:
    in terra pax hominibus bonae voluntatis.
  • - Laudamus Te : le note del Laudamus si uniscono in maniera concentrica, formando cerchi simbolici a rappresentare la lode dell'uomo che si stringe intorno al suo Creatore, così per Adoramus Te.
  • - Gratias agimus tibi propter magnam gloriam tuam : qui le note si muovono in maniera assai lenta con valori a volte minimi e in alcuni casi sincopati.
  • - Domine Deus, Agnus Dei Filius patris : le note assumono, su valori maggiori, una solennità contemplativa a Dio Signore e all'Agnello di Dio.
    La richiesta disperata dell'uomo che si rivolge all'Agnello mistico per essere sanato dai propri peccati, avviene attraverso la consuetudine di un'espressione musicale che usa il cromatismo come formula del dolore più acuto dell'anima. Così è anche per il Miserere nobis.
  • - Qui tollis peccata mundi : è un usanza nella richiesta disperata dell'uomo che si rivolge all'Agnello mistico per essere sanato dai propri peccati attraverso un'espressione musicale che usa il cromatismo come formula del dolore più acuto dell'anima.
  • - Così avviene pure per per il Miserere nobis.
  • - Quoniam Tu solus Sanctus, Tu solus Dominus, Tu solus Altissimus Jesu Christe : le note si ripetono moltissime volte a conferma che vi è un solo Dio, un solo Signore, un solo Altissimo, un solo Gesù Cristo; nella musica sacra sta a confermare ciò che diciamo nell'Amen : è vero, è vero, è vero.
  • - In Gloria Dei Patri :
    il Gloria è il momento fulcro nel quale la maggioranza dei compositori italiani ha espresso il più alto vertice della composizione.

Lo stesso Antonio Vivaldi esalta la Gloria di Dio attraverso intervalli a volte i più eccentrici che si possano adottare nelle regole della composizione.
Ne nasce così un'esaltazione della figura di quel Dio iconografico che la pittura del XVIII secolo rappresenta in molte preziose opere.

  • - Sanctus : le note si evolvono di ben poco rispetto alla nota fondamentale a rappresentare che solo Cristo è il Santo di Dio.
  • - Pleni sunt coeli et terra : in molti casi le armonie si evolvono in un discorso assai denso e ricco a simboleggiare la pienezza del cielo e la grazia scesa sulla terra.
  • - Osanna in Excelsis : le note si muovono orizzontalmente su più filoni armonici per simboleggiare ciò che dal cielo sta per scendere sull'altare di Dio.
  • - Benedictus qui venit in nomine Domine : poche note per confermare la benedizione che viene solo neldal nome del Signore.
  • - Agnus Dei : compositori del XVIII secolo riuscirono a creare la dolcezza dell'Agnello mite rassegnato al volere del Padre, attraverso una linea melodica intrisa di dolcezza e di timore ma completata dalla più nobile delicatezza dell'animo umano alla vista dell'Agnello mistico.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis Domine, exaudi nos Domine, ed ecco che l'organico delle voci e degli strumenti aumenta improvvisamente, creando un crescendo che simboleggia l'intera umanità prostrata intorno all'altare in adorazione, e sull'altare vi è l'Agnello mistico che si offre per l'umanità intera.
Le voci assumono una coralità infinitesimale che si conclude sul Dona nobis pacem.
Molti compositori italiani, pur non conoscendo il famoso dipinto del pittore fiammingo Jan Van Eyck, l'Agnello mistico conservato a Gand, nella Cattedrale di San Bavone, hanno saputo raffigurare lo stesso identico disegno con le note musicali in questa miriade di teste umane radunate intorno all'Agnello.

Amen : e' questa una delle parole più ripetute alla fine di una composizione sacra; le note sono spesso sfavillanti e piene di energia ritmica. Simboleggiano lo stendardo della vittoria che Cristo mostra all'intera umanità nel Santo giorno della Sua resurrezione.

1. Jan Van Eyck:

Polittico dell'Adorazione dell'Agnello mistico.

Quest'opera datata 1432, è sicuramente un capolavoro capace di esprimere il più alto misticismo che la musica possa contenere. Partendo dal pannello centrale del polittico in basso, possiamo notare come l'armonia dei suoni aleggia fra i personaggi presenti adoranti in ginocchio sul verde prato. Lo spazio infinito è l'infinito che si può sentire attraverso i suoni.

Nelle musiche di Bellinzani il misticismo e l'adorazione hanno le stesse caratteristiche di quest'opera : i panneggi, i drappeggi, gli abiti, i libri, i libri d'ore, l'altare, i turiboli incensanti, i raggi di luce derivanti dallo Spirito Santo che scende dal cielo irradiando di luce l'Agnello mistico che sta sull'Altare, con a lato la croce, pronto per essere immolato.

Nelle Messe di Paolo Benedetto Bellinzani, la stessa immagine prende forma attraverso la musica che pur essendo divisa per battute come lo sono i personaggi del quadro, si estende a uno spazio unico. L'infinito delle sonorità è qui ben visibile in questo giardino meraviglioso che è il Paradiso. Nel XVIII secolo era usanza portarsi verso l'Altare formando dei cortei come vediamo nel quadro. L'Abside e il Presbiterio anch'essi rappresentano l'estendersi all'infinito. Gli elementi della Chiesa sono gli stessi del giardino che con lucidità ottica fanno da contrappunto alle monumentali figure del registro superiore sul quale domina l'Eterno Padre (quello tanto ben descritto nei Gloria di Bellinzani). Qui domina il Dio Padre in posizione ieratica assiso al centro. Ai lati la Vergine Incoronata Regina del cielo. Angeli musicanti accompagnano la liturgia dell'Agnello mistico con un particolare organo medievale che possiede il tenere un bordone, un'arpa di David, una Viella da braccio, e altri che cantano mirabilmente intorno ad un barcotto ruotante finemente intagliato.

Alla sinistra Adamo, progenitore dell'umanità, emerge dall'oscurità di una stretta nicchia segnato dal rimorso del peccato originale, evidente dalle rughe che gli solcano la fronte e dal pulsare delle vene sulle tempie e lungo il collo. Sul lato destro, uscente da una nicchia oscura, Eva che porge la mela ad Adamo. Nei due pannelli in basso a sinistra a lato dell'agnello mistico sono raffigurati nobili uomini del 400 che accorrono anch'essi richiamati dal forte desiderio di incontrare l'Agnello mistico, mentre sul lato destro nei 2 pannelli in basso, sono raffigurati religiosi oranti vestiti di saio giunti dopo lungo percorso all'incontro con l'Agnello di Dio. A differenza dei 2 pannelli in basso a sn, ove sono raffigurati edifici sontuosi della città terrena, simbolo della vanità umana, in questi sono raffigurati cipressi, palme, pini marittimi, allori, simbolo del ritrovato Paradiso terrestre perduto. Questo Polittico non certamente per le sole figure, per i soli colori, è considerato l'opera fiamminga più musicale e armonica al mondo. Chi lo osserverà non solo vedrà ma in particolar modo sentirà rare e belle armonie.

I polittici nella storia dell'Arte hanno ispirato grandi organari fiamminghi che creavano casse d'organo a volte confondibili coi Polittici stessi.

Ambedue si aprono per suonare e per pregare; pregare suonando, guardare pregando. Ambedue chiudono e aprono il Sacro.
Ambedue custodiscono segretamente le armonie segrete e i colori segreti del giardino di Dio.
Suono e immagine, armonia e colore, sono inseparabili.

2. Tiziano Vecellio

Maria Assunta in cielo
Basilica dei Frari, Venezia

Entrando nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, attraversando il Coro sormontato dai due preziosi organi, ci troviamo di fronte una particolare prospettiva, una dei più grandi capolavori del Tiziano.

Questa Pala dalle dimensioni notevoli, risuona sull'Altar Maggiore attraendo il visitatore da qualsiasi angolazione essa l'ammiri. Partendo dal basso gli Apostoli formano un cerchio ch simboleggia attraverso i loro movimenti musicali un Canone perpetuo che dalla terra viene alzato dagli angeli verso il cielo.

Le mani protese verso l'alto consegnano l'invisibile armonia che Maria ha lasciato durante il cammino terreno. Sul fondo il cielo brilla di luce bianca celando ogni orizzonte terreno. Si apre cos'è un cerchio che si snoda intorno a Maria: sulla sua testa l'Eterno Padre - inserito in un triangolo in posizione aerea - prende in consegna dall'Angelo la corona che poserà sul capo della Regina del cielo. Il cerchio di Angeli ruota all'infinito intorno ad essi; è questo il Canone perpetuo che Dio consegna a Maria a premio finale della sua vita.
La musica sale verso l'alto, tutto sulla terra viene abbandonato e sullo sfondo di essi il colore del cielo si riempie di una luce giallo-dorato simbolo della prossimità al Paradiso.

Gli Angeli cantano il Canone eterno che Maria ha loro insegnato: così, l'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore, poiché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno Beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente, Santo il Suo nome.
Di generazione in generazione la Sua misericordia si stende su tutti quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha rimandato i ricchi d'orgoglio a mani vuote, ha soccorso Israele come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo, alla sua discendenza, per sempre.

Questo è l'Eterno Testo che accompagna la musica del Canone che dalla terra risale verso l'Eternità.
Quando Tiziano dipinse quest'opera aveva appena finito di ascoltare il Vespro della Beata Vergine scritto nel 1610 dal divino signor Claudio (Monteverdi). Tale opera influenzò Tiziano in maniera indelebile; il mistero dell'Assunzione rivive ogni giorno unendo musica e suono in una sola immagine perfetta, perché Maria è perfetta. Il suono dei cornetti, gli ottoni, tutti gli altri strumenti sono qui rappresentati insieme alle voci intorno al cerchio che incornicia per l'eternità Maria.
Dunque Vecellio e Monteverdi furono collaboratori diretti o indiretti della stessa Opera.

Quando Monteverdi morì dopo avere prestato il servizio di Canonico e Maestro di Cappella presso la Basilica Marciana, scelse di lasciar riposare le sue spoglie mortali proprio in questa Basilica dove l'Assunta regna sovrana.
Se vogliamo citare alcuni numeri lasciando la libertà di credere o di non credere, ritroviamo il numero 15 in tutta l'opera monteverdiana del Vespro e nella stessa Pala del Tiziano; non a caso la Festa di Maria Assunta in cielo Anima e Corpo si festeggia ogni anno il 15 di agosto.

3. El Greco

Il Battesimo di Cristo 1608-1614
Toledo Ospedale Tavera (Tela grandissima 3mt e 30)

Nei Credo di Bellinzani si sviluppano delle armonie che, sapientemente composte, possono andare in concomitanza con le stesse armonie figurate dal El Greco nel suo Battesimo di Cristo.
Quando Bellinzani scrive le note: Credo in unum Baptisma, improvvisamente queste note danno vita al complesso lavoro di El Greco. Fu questa tra le ultime opere eseguite dal Maestro di Toledo commissionategli dal Cardinale Juan de Avera. In quest'opera avviene la congiunzione tra sfera terrestre e sfera celeste. Cristo al centro raffigurato con il solo perizoma dal corpo sensuale, a mani giunte appoggiate su di una roccia con il solo ginocchio sinistro che comprime su di essa, riceve l'acqua del battesimo da Giovanni il Battista, l'amico intimo di Gesù fino dalla più tenera infanzia. La conchiglia dalla quale sgorga l'acqua nuova del battesimo è simbolo della rinascita, della purificazione dal peccato. Le figure seminude di Cristo e del battista simboleggiano la totale nudità che avviene al momento del battesimo : ossia lo spogliarsi totalmente di tutto. Terminato il rito del battesimo, gli angeli riporranno la tunica e il mantello sulle spalle di Cristo, mentre una miriade di angeli intona : è il Credo, e una fascia di luce che parte dal Padre Eterno e scende attraverso lo Spirito Santo, sul Cristo fatto uomo battezzato. Il movimento ritmico delle figure è solenne e allo stesso tempo, e assai lento. La sfera tenuta sulle ginocchia del Padre Eterno simboleggia il mondo nel quale si profetizza la prossima redenzione. Cielo e terra non hanno più confini, lo stesso avviene per le note di Bellinzani che seguono andamenti discontinui fuori da limiti ben precisi. La colorazione di questo dipinto evidenzia primariamente due colori: il rosso, simbolo del martirio e dell'amore, l'azzurro, simbolo dell'acqua che attraverso il battesimo porta le anime al cielo. Il resto dei colori se bene osserviamo, si riduce ad una sola tonalità delle ocre gialle, suddivise in varie gradazioni. Unico punto di stacco e di rilievo è la luce bianca che avvolge il Padre Eterno anche in quelle parti sulle quali non andrebbe. Sei anni di riprese e di meditazione fanno di questo capolavoro la raffigurazione più bella del : è Credo in Unum Baptisma.

4. Giorgione Tempesta

Paolo Bellinzani nei suoi Salmi riesce sempre a descrivere con le sole note ciò che nel testo viene detto. La tempesta di Giorgione dipinta nel 1506 conservata a Venezia alla galleria dell'Accademia, descrive ciò che è accaduto all'uomo ribellandosi a Dio, così nel Salmo Nisi Dominus, Paolo Bellinzani canta note lunghe e solenni sulle parole : se l'uomo non edifica la sua casa nel Signore, essa non reggerà. Sullo sfondo di quest'Opera viene raffigurata una tempesta che si sta avvicinando alla città dalla quale si possono intravedere alcuni edifici. Ma la storia ci ha insegnato, come ci ricorda il salmo Nisi Dominus, che ciò che si fa senza Dio non può durare nel tempo, allora vedremo sul fiume un ponte di legno che sostituisce, come vediamo dai resti sulla sinistra, un ponte di marmo mirabilmente costruito ma che di sè lascia ben poco; persino le colonne della chiusa sono rimaste mozze, e al di qua di essa incontriamo i nostri progenitori, infelici paventati, pieni di paura. Adamo sulla sinistra tiene un bastone sul quale posare le fatiche del lavoro durante l'esilio terreno. Egli guarda Eva, che sulla destra allatta il bambino. Il corpo di Eva seminudo ci ricorda la libertà della quale essa godeva insieme ad Adamo nel Paradiso Terrestre. Il solco creato fra Adamo ed Eva è il simbolo dello stacco e della rottura fra il rapporto perfetto che Dio aveva loro donato nel Paradiso Terrestre. P. Bellinzani, pur venendo molto dopo il Giorgione, scrive in alcuni passi del Salmo Nisi Dominus note staccate che ricordano la stessa situazione raffigurata in questo quadro. Così la tempesta è il simbolo dell'Ira di Dio dopo la cacciata del Paradiso Terrestre. Nisi Dominus ci insegna che solo costruendo sulla roccia mai la casa vacillerà.

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