ACCF = Archivio Capitolare della Cattedrale di Fano
ACCP = Archivio Capitolare della Cattedrale di Pesaro
ACCU = Archivio Capitolare della Cattedrale di Urbino
ACCR = Archivio Capitolare della Cattedrale di Recanati
BCB = Biblioteca del Conservatorio di Bologna
BOP = Biblioteca Oliveriana di Pesaro
Coll. Cit. = collocazione citata
[...] = parola / testo non leggibili
... = omissione di parola/e nel testo originale
§ = scudo/i
p. = pagina
pp. = pagine
Op. Cit. = opera citata


Pietro Grattoni d’Arcano (Chiopris 1698 – Venezia 1760)

Elaborazione tratta da labrunelde.it

Nato da Antonio e da Margherita Formentini, Pietro Grattoni d’Arcano è fratello mediano rispetto a Girolamo, nato nel 1696, e rispetto a Nicolò, nato nel 1699. Secondo l’uso del tempo, i tre fanciulli ricevettero istruzione in casa da don Matteo Colombi, affiancato in musica dal sacerdote Giuseppe Grazia tra il 1706 e il 1715; Pietro, di carattere forte e quadro, apparteneva ad una fra le più nobili e antiche case della Patria, che discende, si dice, dalli antichi regi di Liburnia... Pietro avvia la sua carriera di diplomatico trasferendosi a Venezia intorno al 1719, ospitato dai cugini Badoer a partire dal 1721. Il suo lavoro gli consente di viaggiare e conoscere luoghi prestigiosi dove potrà entrare in contatto anche con artisti rinomati.
Dopo l’ultima missione in Francia e una parentesi udinese, Pietro ritorna stabilmente a Venezia, dove muore il 2 aprile 1760. Dal libretto di memorie e di massime morali del suo fedele segretario ne possiamo evincere un freschissimo ritratto:
Il mio padrone è buono e condissendente ma volubile, trovandolo a volte immerso ne’ più cupi vapori, al che se ne sta solo e ne’ vole sentir ne’ parlar con alcuno. Per questa sua volubilità anco l’ordinaria dolcezza del carattere s’invola talvolta per improvisi scopi d’ira che gli fanno venir il volto pavonazo e sembra altra persona, divenendo duro e ostile sovra l’inimaginabile e fa paura.
Pietro incarna la tipica figura del ‘nobile dilettante’ che si dedica all’arte musicale non per professione ma per puro diletto: «Non so qual contento maggiore io provi se non nel far di musica, et in questo mi piace e sto solo…» (Lettera al fratello Girolamo, Venezia, 17 luglio 1738). Stando infatti al suo braccio destro e confidente, Pietro legge molto nella musica, che coltiva con onore, trova modo d’esplicare per intiero la dolcezza e finezza della vera indole sua. Da alcune fonti si sa che suonava il flauto, il violino e il clavicembalo, inoltre lasciò un discreto numero di composizioni autografe tra le quali ricordiamo:

  • Cantata Allor che cinse Amor la vaga Clori.
  • Sonata per flauto solo senza il basso composta per le nozze del fratello Girolamo con Margherita di Valvasone, celebrate nel 1725.
  • Cinque sonate per strumento e basso continuo, raccolta organica di almeno dodici esemplari privi di data, dall’andamento veloce e dall’enunciato melico scandito e deciso; queste sonate sono tutte tripartite e si concludono con un tempo di danza.
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Pasquale Bruscolini (Pesaro 1718 – ivi 1782)

Pasquale Antonio Bruscolini, detto Pasqualino, figlio di Terenzio e di Chiara sua consorte, nasce mercoledì 5 gennaio 1718 alle ore 10 a Pesaro, ed ivi muore il 10 agosto 1782 alle ore 17. Virtuoso di Musica e contralto peritissimo, è forse il Giovine... Scolaro del Bellinzani cui vengono assegnati nel 1724 ben 15 scudi ducali annui dal Capitolo del duomo di Pesaro. Dieci anni dopo lo troviamo a Fano, dove gli vien data una soma di grano per una sol' volta visto che continuamente canta in Organo. Supponendo abbia seguito il musicista mantovano sia nel periodo successivo a quello pesarese (1728-30) che in quello urbinate (1730-34), allora avrebbe veramente avuto modo di perfezionarsi nella Virtù del Canto in quanto allievo del Maestro per un intero decennio. Agli inizi del 1734 il Capitolo di Pesaro gli concede per un anno... Il posto di musico di Capella, con l'appannaggio di 12 scudi di massa ducali. Forse prima di recarsi in Germania è al servizio del re di Polonia, mentre nel 1743 è a Berlino, dove rimane per dieci anni cantore di corte e del Gran Teatro dell'Opera. Si reca quindi a Dresda al servizio dell'Elettore di Sassonia la cui cappella è diretta dal M° Hasse, che lo vuole protagonista in molte sue opere italiane, tra cui L'Artemisia, con cui debutta nel 1753, L'Olimpiade, che interpreta nel 1756 e Siroe, rappresentata a Dresda il 3 agosto 1763, opera che conclude la sua lunga carriera all’estero. Ormai la fama da lui conquistata è tale che, benché anziano, viene chiamato nelle città vicine per grandi cerimonie e solennità. Infatti, tornato in patria l'anno seguente, è invitato a Senigallia per la Gran musica eseguita nella chiesa di S. Filippo nel maggio del 1765. Tre anni più tardi, mancando un artista, viene eletto dal Capitolo di Pesaro p[er] la mansionaria vacante,...con l'obligo di cantare in Organo, in Cantoria, e nella settimana santa,... di andare cantare ò da se medesimo, o sostituendo altro sogetto capace ne Monasterij di Monache. Passato a pieni voti, ottiene i trenta scudi romani annui richiesti, incominciando dal p[ri]mo 7mbre dell'anno corrente. In agosto firma li Capitoli della locazione della Possessione di Valmanente (San Nicola, frazione di Pesaro), di proprietà del duomo. Di questi capitoli assai particolare è il numero otto:
seccandosi qualche frasca debba darsi parte pria al sig.r Can[oni]co Cam[er]l[en]go, e dovrà l'Affittuario sostituire un' altra in sua vece, prendendo p[er] se la secca.
Rifermato
a pieni voti nel 1769, continuerà ad esserlo fino al maggio del 1782. Nel periodo in cui esercita lo troviamo affiancato da diversi coadiutori, tra cui il signor Galuzzi, don Tini di San Marino, i suddiaconi Paolucci e Cermatori ed il chierico Nascimbeni. In base agli Stati delle Anime, abita dal 1777 in casa Mancini, nella strada delle Calligarie n° 63, restandovi fino alla morte e, per sua disposizione testamentaria, viene sepolto nella Chiesa dè Servi.

Davide Marsano, Paolo Benedetto Bellinzani, versetti per organo, manoscritto dell'archivio capitolare del duomo di Pesaro. Bologna, Forni, 1997 p. XV


Gianandrea Bellini (Fano 1700 ca. - ivi, 25 maggio 1781)

Il violoncellista Gianandrea Bellini si applica fin da fanciullo... a lavori di mano nel gennere di torno, e d'altre cosette di falegname. A quindici anni comincia a studiare senza altro fine che di mera erudizione entrando in casa della musica, non per la porta ma per la finestra, quando Fano era un deserto in questo gennere...; è allora che intraprende lo studio degl'elementi d'Euclide sotto la disciplina del Sig.r Cartoceto, notissimo Professore delle Mattemattiche, entrando così facilmente ne meriti della musica. Si accosta al violoncello rassettandone uno antico e frequentando dopo circa un anno il prelodato Sig.r D[on] Pietro Massi Violinista... allievo del egregio Arcangelo Corelli, dal quale riceve buone lezioni per l'intuonare e l'andare a tempo. Nel 1726 ha modo di fare lega stretta con Domenico Bernardi Bolognese detto Bocchio... il Rafaello dei Contrabassi*..., ma strettissima con il Sig.r Antonio Quartieri di Rimino... egregio Professore di Violoncello; otto anni dopo può anche fare qualche esercizio... nel comporre sotto la guida del vecchio D[on] Paolo Bellinzani, all'epoca maestro di cappella del duomo, e più tardi fare conoscenza del dottissimo Sig.r Basilij M.° della Capella di Loreto, con il quale ha in diversi tempi più conferenze in voce ed in iscritto sopra le dificoltà della musica. Riguardo agli allievi poi, per molti anni non ha fatto altro che insegnare Violoncello, Contrabasso, Viola e Violino ancora, infine il frutto più sostanziale delle sue frenesie per la musica è dato senz'altro da una accademia tenuta in Fano per più di trent'anni.

Davide Marsano, Paolo Benedetto Bellinzani, versetti per organo, manoscritto dell'archivio capitolare del duomo di Pesaro. Bologna, Forni, 1997 p. XV

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